Il mondo dei videogiochi e il fenomeno dei battle royale

sUltimamente il mondo videoludico sta vivendo una piccola metamorfosi e una grande fetta dell’utenza si intrattiene con titoli che sono privi di una storia, privi di un vero e proprio gameplay e offrono solo un mero espediente per passare del tempo davanti ad uno schermo pad alla mano, i battle royale.

Ma cosa rende questo genere così gettonato per il quale la community è impazzita? Semplice, l’immediatezza nel gameplay e il senso di sfida verso gli altri giocatori rende questo tipo di giochi ammaliante come fosse una vera e propria dipendenza. Abbiamo assistito alla fama improvvisa di titoli come Pubg, Fortnite o Apex Legends che mettono i giocatori gli uni contro gli altri per garantirsi il podio in caso di vittoria.

Tanti streamer e youtuber si sono appassionati a questo tipo di giochi arrivando anche a competere in veri e propri tornei di eSports che hanno incluso suddetti titoli grazie alla loro natura prettamente competitiva. Bisogna anche dire che l’utenza dedicata a questi giochi ha un’età media che tende molto verso il basso, essendo intuitivi e molto più semplici da giocare rispetto ad altri generi, ma secondo noi di Top Games c’è anche un rovescio della medaglia.

Si sta vedendo un progressivo allontanamento da ciò che il videogioco rappresenta o comunque ha rappresentato in passato, ovvero un mezzo di intrattenimento attraverso il quale raccontare storie fantastiche e permettere ai giocatori in alcuni casi non solo di godersi le trame e di affezionarsi ai personaggi dei vari titoli, ma anche di aguzzare spesso l’ingegno per risolvere ora questo, ora quell’enigma. Gameplay e storia andavano di pari passo. Se pensiamo a titoli prettamente cervellotici come per esempio la serie di Myst o anche solo agli enigmi mischiati all’azione vera e propria come un Silent Hill, si capisce che negli anni è venuto a mancare qualcosa.

Sembra quasi che non si voglia più spendere del tempo per confezionare un gioco che ammali e che conquisti i giocatori, ma che invece si punti a monetizzare grazie alle microtransazioni, lootbox e che gameplay frenetici e microsessioni di gioco siano il futuro. Ovviamente ci sono ancora software house che puntano a proporre le vecchie formule, come ad esempio Stray con la sua trama affascinante, il gameplay originale e gli enigmi sparsi per il mondo di gioco, o Little Nightmares passando per le opere di Fumito Ueda. L’amore per ciò che ha reso grande il genere videoludico non è ancora finito del tutto ma le cose stanno gradualmente cambiando e non so se vorrei vedere una transizione completa in questo senso. Voi cosa ne pensate dei battle royale? Pensate come me che siano un po’ la morte del videogioco o credete che siano una ventata d’aria fresca? Fatecelo sapere qui sotto nei commenti.

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Luca Maggi

Nerd dal 1989 quando mi venne regalato il Commodore 64. Amante dei gdr e dei survival horror nonché fanboy dei fumetti Marvel e accanito amante dell'heavy metal anni 80. Nel tempo libero chitarrista di una band milanese chiamata Axeblade.

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