Amici di Top Games oggi vogliamo porvi un quesito che affligge molti videogiocatori in tutto il mondo, ovvero, perché con l’avvento delle console connesse alla rete le software house non riescono più a rilasciare un gioco completo?

Di recente il caso Cyberpunk 2077 ha fatto sorgere ancora di più questa domanda e ci si chiede come sia possibile che una software house lavori per anni alla realizzazione di un gioco che poi si rivela essere pieno di bug e necessita di una quantità esorbitante di patch correttive per renderlo ciò che gli sviluppatori volevano realizzare. Sin dai tempi dell’avvento di PlayStation 3 e Xbox 360 il mondo delle console si è trovato a combattere contro aggiornamenti fin troppo frequenti che rendessero il nostro gioco preferito stabile e degno di essere giocato, ma la questione si è intensificata con l’arrivo di PlayStation 4 e Xbox One. Gli utenti PC erano già abituati a questo tipo di trattamento con nuovi regolari aggiornamenti, ma l’utenza console no.
Basti pensare ai tempi di PlayStation 2 o PlayStation con le quali si comprava il disco di gioco ed era tutto lì immediatamente fruibile, senza bisogno di scaricare alcuna patch e soprattutto essendo console sprovviste di una memoria interna, di installare alcun gioco, mentre ora su disco ci sono solo alcuni dati e la maggior parte dei titoli vanno comunque scaricati dalla rete. La soluzione più ovvia è quella che siccome ormai i giochi hanno una dimensione tale che su disco non ci stanno, sia necessario usufruire della rete per avere un’esperienza completa e ciò ha portato le software house a rilasciare giochi abbastanza incompleti o pieni di difetti per poi correggere il tiro nel tempo. Personalmente parlando ricordo l’uscita di The Witcher 3 che diventò un gioco degno di questo nome mesi dopo oppure ai vari Assassin’s Creed che escono con una quantità tale di bug che conviene sempre aspettare un po’ prima di giocarci per non rovinarsi l’esperienza.

Un altro fattore determinante è che si evita di comprare qualsiasi gioco al day one perché si sa già che è meglio aspettare un determinato periodo di roll out prima di cimentarsi nell’avventura. Sorte capitata ad Elden Ring il quale se giocato al day one permetteva di compiere glitch assurdi come quello di Mohg Signore del Sangue o di battere Malenia con meno difficoltà, mentre con le ultime patch il boss che già era complicato, lo è diventato ancora di più. Altra situazione interessante è quella che coinvolge l’update alla versione PlayStation 5 di The Last Guardian. Se si evita di aggiornare il gioco e lo si lascia alla versione 1.0 esso girerà a 60 fps invece di avere limitazioni con la prima patch. Cose assurde da pensare per chi come me proviene da un’epoca più giurassica dove si, avevamo cali di framerate, o bug di ogni genere, ma il gioco era lì tutto completo senza bisogno di espansioni varie ed eventuali patch.

Che il futuro stia virando verso una modalità tutta improntata verso la rete? Google ci ha provato con Stadia e l’esperimento si è rivelato essere un vero flop tanto che sta sparendo da quasi tutte le release degli ultimi giochi. Oppure Steam Deck è davvero il futuro? Si tratta di un’ottima console che sfrutta tutta la libreria Steam e si ha il mondo a portata di mano, ma a discapito di una spesa alta e di fatto di un handheld e non di una console “normale” nel senso stretto del termine. Nonostante Sony e Microsoft stiano puntando molto sullo streaming e sul digitale, gli affezionati al formato fisico ci sono e difficilmente vedremo sparire i nostri dischi tanto presto, ma purtroppo ci avviciniamo ad un’era in cui sempre più dati verranno scaricati sulle nostre console e sempre meno spazio avremo a disposizione, per cui si spera per lo meno che le software house abbiano la decenza di evitare situazioni alla Cyberpunk e provvedano a rilasciare giochi che non necessitino di “millemila” patch per essere giocabili visto anche l’esborso economico da parte dell’utenza.
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