Orrori videoludici #2 – Dino Crisis 3

Eccoci al secondo appuntamento con la rubrica dedicata ai giochi brutti del passato (e non). Se la volta scorsa abbiamo inaugurato questo viaggio con uno dei giochi brutti per eccellenza, questo sabato vogliamo dedicarci ad un gioco più recente. Signore e signori ecco a voi Dino Crisis 3.

Uno sviluppo travagliato

La genesi di Dino Crisis 3 va da ricercarsi ai tempi dell’allora quasi neonata PlayStation 2, quando Capcom reduce dai successi dei primi due capitoli (specialmente dal primo) di una saga iniziata grazie al sempreverde Shinji Mikami, si dedica allo sviluppo di un gun survivor dedicato proprio ai lucertoloni preistorici, Dino Stalker. Già con l’uscita di questo “seguito” legato al filone degli shooter con la g-con, si capisce che qualcosa non sta andando per il verso giusto, ma tutto sommato il risultato ottenne buoni riscontri nonostante la trama non c’entri nulla con i precedenti giochi ma catapulta il giocatore in un nuovo filone narrativo. Fu allora che Capcom decise di iniziare lo sviluppo di Dino Crisis 3 sbagliando praticamente tutto sin dall’inizio dei lavori.

Previsto inizialmente sia per PlayStation 2 che per la prima Xbox, Dino Crisis 3 venne successivamente destinato alla sola ammiraglia Microsoft lasciando stare la console con la base più diffusa all’epoca tagliando fuori un’enorme fetta di giocatori che probabilmente avrebbero acquistato il prodotto della software house nipponica. Capcom decise di dedicarsi allo sviluppo su Xbox forti del fatto che la maggior potenza della console Microsoft avrebbe fornito una migliore resa in termini di grafica e di giocabilità, ma questo riuscì solo in parte. Il gioco debuttò su Xbox nel 2003 lasciandosi alle spalle una serie di recensioni negative.

Una trama spaziale che non basta

La decisione di Capcom fu di creare un gioco completamente slegato dai precedenti due capitoli, scegliendo di ambientare l’opera in un futuro molto futuro, più precisamente nel 2548, nello spazio. La scelta di abbandonare Regina fu quanto di più sbagliato potesse fare, in quanto la soldatessa rossa era ormai entrata nell’immaginario dei giocatori tanto da risultare uno dei personaggi meglio riusciti degli ultimi anni. La trama si sviluppa quindi su una stazione spaziale che ha fatto perdere le sue tracce 300 anni prima e solo dopo 3 secoli si decide di andare ad investigare su cosa possa essere accaduto (insomma subito). Arrivati sulla stazione spaziale, il gruppo di soldati scopre che non solo tutti gli abitanti sono spariti, ma che al suo interno dimorano delle creature a metà tra dei cyborg e dei dinosauri. La trama risulta alquanto debole ma riesce comunque ad incuriosire il giocatore sul suo progredire a discapito però di una caratterizzazione dei protagonisti davvero mal riuscita. Sarà difficile affezionarsi a qualsiasi dei comprimari che prenderanno parte a questa missione spaziale sull’Ozymandias.

Una pessima giocabilità ma una grafica ottima

Se la trama di Dino Crisis 3 può sembrare il punto più basso dell’intera produzione grazie anche al fatto di essere completamente slegata dalla storia precedente vi sbagliate di grosso. Pad alla mano il gioco di Capcom è ancora peggio. Nonostante la voglia di sperimentare una verticalità degli ambienti per permettere l’utilizzo di tecnologie avanzate quali jetpack o salti grazie alle exotute, il tutto è uscito nel peggiore dei modi. In primis la gestione della telecamera è tra le peggiori mai viste in una produzione destinata ad una console provvista di un secondo analogico con il quale sarebbe stato possibile controllarla, ma gli ambienti prerenderizzati hanno poi finito per essere scenario di inquadrature fisse con una gestione delle inquadrature praticamente imbarazzanti. E non finisce qui. I controlli risultano macchinosi e legnosi, quasi si tratti di un gioco della precedente generazione e seppur le minacce sono davvero terrificanti, è più terrificante compiere un salto senza sapere dove si atterrerà o sparare praticamente alla cieca. A sopperire a tutte queste mancanze interviene l’hardware di Xbox che ha permesso a Capcom di creare una delle grafiche più belle dell’epoca sia come filmati che come realizzazione tecnica delle creature e dei personaggi. Il colpo d’occhio rende bene ancora oggi ma ciò purtroppo non basta a risollevare le sorti di un gioco fallito sul nascere.

Un gioco che non consiglierei al mio peggior nemico

Nonostante i primi due capitoli fossero degli ottimi giochi, soprattutto il primo, in quanto risultò essere un survival horror con tematiche nuove e ingegnose, si è gradualmente passato ad un action con tanto di punteggio per i nemici sconfitti (nel secondo gioco) e questa cosa è stata accentuata nel terzo capitolo, abbandonando di fatto enigmi e paura in favore di armamenti e azione. Per quanto ci siano molti nostalgici, come me del resto, impazienti di mettere di nuovo le mani su un capitolo di Dino Crisis, verrà la voglia di provare questo gioco che nonostante il titolo, rimane uno dei punti più bassi mai toccati da Capcom e di fatto il flop totale della serie che l’ha relegata ad un ricordo sbiadito nelle menti di noi giocatori.

Se proprio non potete fare a meno di provare questo obbrobrio “giurassico”, potete recuperare una copia di Dino Crisis 3 sulla maggiore piattaforma di aste online per un prezzo decisamente contenuto, a patto di possedere una console Xbox o Xbox 360 (che ricordiamo essere retrocompatibile) per far girare la vostra copia. Tra le mani vi troverete un gioco che probabilmente abbandonerete nel giro di un’oretta scarsa (tempo di prendere confidenza con gli orribili comandi di gioco) e vi fionderete per l’ennesima volta a rigiocarvi il primo capitolo sperando di dimenticare quanto di brutto avete visto. Se invece come me l’avete giocato e finito, sappiate che creerò un gruppo di supporto per ascoltare le vostre turbe psichiche e uscire così insieme da questo tunnel oscuro.

Ovviamente fateci sapere cosa ne pensate di questo terzo capitolo della saga dedicata ai più famosi lucertoloni della storia e inviateci anche le vostre perplessità se non lo avete mai giocato e volete provarlo a tutti i costi. Nel frattempo vi rimando all’appuntamento della prossima settimana con un altro gioco brutto. Preparate i pop corn.

 

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Luca Maggi

Nerd dal 1989 quando mi venne regalato il Commodore 64. Amante dei gdr e dei survival horror nonché fanboy dei fumetti Marvel e accanito amante dell'heavy metal anni 80. Nel tempo libero chitarrista di una band milanese chiamata Axeblade.

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