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Hideo Kojima dice la sua sull’industria videoludica

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Hideo Kojima dice la sua sull’industria videoludica

Sappiamo tutti quanto Hideo Kojima unisca momenti di genialità a momenti di pazzia, conscio della sua profonda esperienza e cultura, non solo nel settore videoludico.

Sappiamo che lui spazia da film a libri, a fumetti, a fotografia…in poche parole si definisce e ha dato prova di essere un artista visionario ed eclettico.
Ha dato prova di tali qualità con la saga Metal Gear, dai primi usciti per Pc, Commodore e MSX, alla saga di Metal Gear Solid uscita tra il 1999 (1998 in Giappone) e il 2015 , la collaborazione con Platinum per Metal Gear Rising: Revengeance e il “capolavoro” che ha diviso pubblico e critica in due “fazioni” totalmente contrapposte: Death Stranding.

Kojima in una recente intervista afferma che l’industria videoludica è vicina a raggiungere un periodo di grande maturità, rispetto al passato, ma ciò non basta: bisogna sempre osare e sondare nuovi campi e generi, non fermarsi ai cliché ma saper innovare e dare sempre nuova linfa vitale al genere e al settore in sé.
Dà poi un personale consiglio ai videogiocatori, dove li esorta a non fermarsi ad un solo genere e non farsi “costringere” a delle tipologie chiuse di videogiochi, ma di trovare loro stessi delle nuove tipologie di videogiochi.

Cosa può voler dire tutto questo? Pensando un momento a quella che può essere la personale visione di Kojima, significherebbe che per poter affrontare questa visione critica del videogioco, bisogna avere le armi per poterlo fare, dove l’unica arma a disposizione resta la cultura, lo studio di altri settori dell’arte.

Perché si, ormai il videogioco è una forma d’arte accomunabile al film, l’arte visiva/ornata/dipinta, la fotografia, la scultura e l’architettura, il romanzo ecc ecc.

L’unico modo, ormai, per poter superare i “limiti” del videogioco è adottare sempre di più e con maggiore consapevolezza tutti i lati dell’arte, così come i fruitori, se volessero contribuire come parte attiva alla crescita di tale settore industriale/creativo/artistico, dovrebbero fornire dei feedback “colti”, maturi, consapevoli di quel che davvero serve al “videogioco” per raggiungere nuove vette di creatività e ingegno.

D’altronde, che vi piaccia o no, Death Stranding ha posto delle nuove basi al videogioco, fornendo al fruitore finale un esperienza immersiva, cronica, cupa e nefasta, solitaria e di grande fascino, dove c’è stato un gusto davvero eccellente e una cura maniacale ad ogni singola immagine, ogni singolo dialogo, ogni singola scelta espressiva richiesta dagli attori che hanno prestato il loro volto e la loro arte alla formazione di quel mondo.
Norman Reedus, Leya Seydoux, Guillermo del Toro, Mads Mikkelsen e gli altri son stati, a nostro parere, davvero strabilianti.

Ricordiamo poi che Kojima ha vinto il prestigiosissimo titolo dell’ Andrew Loon Legend Award, un premio destinato a coloro che hanno lasciato un segno indelebile nel settore. Quindi, se viene definito come una personalità capace di entrare nella leggenda, come non dargli quantomeno ascolto sul come “aguzzare” lo sguardo in questo senso?

Che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

Francesco Nicoletti