Glossario del gaming: 15 verbi che (forse) non conosci

Il mondo dei videogiochi si è espanso enormemente soprattutto negli ultimi 20 anni. La possibilità di giocare online ha spinto gli utenti a creare rapidamente delle vere e proprie community per interfacciarsi tra loro in maniera semplice ed efficace, accrescendo la fama di diversi titoli portando un contributo importante all’intero movimento videoludico. Non sorprende che in questo lasso di tempo siano nate quindi delle terminologie particolari che fanno parte di un linguaggio specifico utilizzato dai gamer. Niente di trascendentale, comunque.

Nella quasi totalità dei casi si parla di neologismi coniati trasformando alcuni vocaboli della lingua inglese (la più utilizzata nei videogiochi) in verbi della prima coniugazione italiana. Di conseguenza anche chi non ha dimestichezza con i videogame o sente un determinato termine per la prima volta può intuirne facilmente il significato. Spesso e volentieri “italianizzare” le parole inglesi serve più che altro per esprimere un lungo concetto con un solo vocabolo. Per certi versi si potrebbe parlare di una tendenza negativa per chi combatte contro l’impoverimento della lingua italiana, ma ormai sono sempre di più i ragazzi che fanno uso del vocabolario videoludico, talvolta anche fuori dal contesto di gioco.

Procedendo in rigoroso ordine alfabetico, il primo verbo che salta all’occhio è evidentemente bindare, che deriva dall’inglese “to bing”, cioè “legare”. Un termine che si usa quando si deve associare un comando a un tasto della tastiera o del controller. Da “to farm”, ossia “coltivare”, nasce invece farmare, che si usa per descrivere quella serie di azioni ripetute utili per ottenere un preciso obiettivo, come può essere raccogliere in continuazione frammenti di qualche oggetto necessario per andare avanti nel gioco. Un concetto molto simile a quello di grindare, che è legato però a “to grind”, cioè “macinare”. Totalmente distaccato è il significato di foldare. Foldare, ritirarsi dalla mano, è impiegato perlopiù nei giochi di carte, le cui trasposizioni digitali sono comunque paragonabili ai videogiochi propriamente detti. Il gaming conosce molteplici ramificazioni.

Incare deriva da una semplice abbreviazione di “incoming” (“che entra”, “è in arrivo”) per indicare genericamente un assalto improvviso. Joinare viene utilizzato invece per indicare l’ingresso in un gruppo, come può essere una lobby online. Chi joina si aggiunge di fatto agli altri utenti pronti per giocare. Molto più banale è il significato di killare, ricavato da “to kill”, cioè “uccidere”, per indicare l’eliminazione di un avversario o un nemico. Più tecnico è invece l’aspetto intorno a laggare, ricavato dal “lag”, cioè il ritardo o il rallentamento che si può riscontrare online quando si gioca a distanza, principalmente per via di una quantità ingente di dati trasmessa o di una cattiva connessione. Il lag costituisce uno dei più grandi timori dei giocatori competitivi, perché nei casi più gravi può comportare anche la disconnessione del server e comunque inficia nettamente i risultati di una sfida.

Il significato di laggare non è da confondersi con quello di loggare, dall’inglese “to log in”, ossia effettuare l’accesso al proprio account. In certi casi coincide con quello di joinare se ci si unisce ad una partita in procinto di iniziare. Il contrario di loggare è, evidentemente, sloggare. Nerfare, invece, rappresenta quasi un unicum perché non è legato all’inglese, ma ha una storia tutta sua: quando un contenuto del gioco è “nerfato” è depotenziato e questo termine fu utilizzato per la prima volta nel 1997, quando le spade del gioco “Ultima Online” risultarono indebolite in seguito ad un aggiornamento e i giocatori le paragonarono alle spade giocattolo dell’azienda Nerf.

Un altro verbo videoludico nel quale ci si può imbattere molto di frequente è oneshottare, che descrive l’eliminazione di un nemico con un solo colpo (“one shot”, per l’appunto). Quittare, da “to quit”, cioè “uscire”, indica l’azione di uscire dal gioco, se non addirittura di abbandonarlo. Nelle situazioni più concitate si usa il verbo ragequittare, quando il log out è causato alla rabbia e alla frustrazione, magari per un cattivo risultato o per un’azione non riuscita. Infine, non si può non citare il verbo respawnare, riferito alla capacità degli elementi di gioco di ricomparire al loro posto, magari quando un personaggio perde una vita o quando si passa da una schermata all’altra, facendo sì che nemici già sconfitti tornino in azione. Chissà che in futuro non trovino diffusione molti altri verbi di questo tipo…

Andrea Volpi

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