Cos’è, per voi, un videogioco?

Questi giorni mi sono posto questa domanda, come sempre traendo “spunto” da ciò che ultimamente passa sui social.

Scorro la home come un qualunque fruitore del famoso social di Zuckerberg e mi imbatto spesso in post dei miei colleghi e le alquanto, spesso, coloratissime (uso un eufemismo giusto per non alzare un inutile polverone) risposte a tali post, o botta e risposta tra utenti.

Ormai si denota una grande “esperienza” e una grande formazione di tanti anni su cosa è un videogioco rispetto ad un altro, cosa è bello e cosa no; spesso questo discorso verte pure sulla trama.

Quindi io mi chiedo: cos’è, per voi, un videogioco, soprattutto contando come questo media si è evoluto e ha preso una piega sempre più “hollywoodiana”? Per voi è un passatempo dopo una giornata di lavoro faticosa? Oppure è solo il “sondare” perché titolo x è tanto popolare, mettendolo magari a confronto con titolo y? Oppure ancora, è o può essere un momento di svago dove però ci si immedesima in un personaggio, la sua psiche e quel che un apparente freddo script può offrire?

No perché, mi dico, come si fa spesso a dire che un Assassin’s Creed è una schifezza, un final fantasy XV non è un final fantasy, quindi un aborto? Potrei fare esempi del genere per tante, tante righe di questo articolo.

Ma no, arrivo al dunque, e vi avviso: ci saranno SPOILER, quindi se non conoscete i giochi di cui parlo non andate avanti: io mi ritengo uno di quei giocatori “romantici” che ama immedesimarsi nel personaggio canonico di una serie o, in generale, nel protagonista di un gioco che sto giocando.

A me la storia di Final fantasy XV è piaciuta, è piaciuto il legame raccontato tra Noctis e i suoi amici, come si è evoluto, com’è diventato intimo. Mi è dispiaciuto da morire la morte di Lunafreya, ho combattuto con rabbia contro Ardyn, come stava facendo Noctis e infine ho pianto quando Noctis ha compiuto l estremo gesto per salvare il suo regno e i suoi amici.

Ho vissuto da bandito con Arthur Morgan, in Red Dead Redemption 2, provando repulsione verso l aspetto più cattivo e egoistico di Dutch, ho sofferto quando si scopre che lui ha tubercolosi e mi ha tolto il fiato la scena finale.

Mi ha commosso quando, in Ni no Kuni, Oliver fa di tutto per cercare di salvare la madre e poi scopre che lei veniva dall altro regno e quindi non esisteva la sua “sosia”, eppure lui va avanti e salva l altro regno per poi tornare a vivere da solo nella sua casa.

Mi ha scioccato, in Death Stranding, scoprire che Cliff era il padre di Sam e Sam era un BB che è stato salvato col sacrificio del Padre, è stata una scena a dir poco stupenda.

Potrei andare avanti a raccontarvi le mie emozioni per ore, con tantissimi giochi. Ma restando nel tema vi richiedo: cos’è per voi un videogioco?

Sulle fondamenta di questo mio articolo ha senso massacrare davvero, con libertà e spesso atrocità, un prodotto frutto di studi, dalla storia, alla sceneggiatura, alla psicologia e tanto altro ancora, solo perché non si ha abbastanza sensibilità per capirne il duro lavoro e gli sforzi sostenuti per permettere a voi di giocare e, come suggerirebbe il nome del prodotto e il verbo stesso che si usa, divertirsi? 

Non so, penso stiamo davvero arrivando al punto in cui la troppa libertà di parola stia danneggiando tanto non solo il settore e il modo di vederlo, ma forse il senso stesso di quella che dovrebbe essere un’attività ricreativa, rilassante, coinvolgente. Ed è questo che dovrebbe essere un videogioco: un’opera di intrattenimento, nata per divertire e permettere alle persone di vivere dei momenti sereni davanti ad uno schermo, magari a sfogare rabbia, depressione e stress di una giornata difficile o di un periodo difficile. 

Eppure, vedo delle guerre e delle maleparole, da giocatori verso le software house, e tra giocatori/appassionati, che sfociano ormai troppo quotidianamente in insulti e anche parole pesanti. Ma secondo voi, per chi di voi magari ha intelligenza e sensibilità, ha senso un atteggiamento del genere? 

Mi auguro davvero di non essere tra i pochissimi che ancora, nonostante i miei quasi 30 anni di vita e 25 da videogiocatore, si vive questa passione esattamente come dovrebbe essere vissuta. E che trovi, nonostante l evoluzione che ha preso il settore (per non scontentare gli stessi clienti che si divertono a distruggere gratuitamente queste opere) sappia ancora divertirsi con la semplicità di sempre. 

Grazie per la lettura, mi auguro che questo mio articolo/riflessione piacerà e farà riflettere. Attendo i vostri commenti.

Francesco Nicoletti

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