Blast From The Past #6 – Jojo’s Bizarre Adventure

 



Eccoci amici di Top Games al nuovo appuntamento con Blast From The Past, la rubrica che vi accompagna nei meandri del retrogaming con una selezione di titoli per le scorse generazioni di console. Per alcuni problemi tecnici arriviamo con un giorno di ritardo, ma eccoci qui con un gioco tratto da uno dei manga più famosi, ovvero Jojo’s Bizarre Adventure.

Una trama sopra le righe

Nato dalle matite di Hirohiko Araki, Le Bizzarre Avventure di Jojo debutta nel sol levante sul finire degli anni 80 inizialmente con uno stile che scimmiottava quello di Buronson e Tetsuo Hara e il loro Ken il Guerriero, ma ben presto ottenne una propria e distinta identità che fece la sua fortuna e la felicità dei fan di tutto il mondo.

La trama del manga ruota attorno alle vicende della famiglia Joestar e a quella Brando partendo dal 1800 e nelle varie serie arrivando fino ai giorni nostri vedendo susseguirsi gli eredi delle suddette famiglie. L’arco narrativo che vede protagonista il nostro gioco si concentra sulla terza serie che non solo è la più apprezzata, ma è quella che vede l’ingresso degli stand, ovvero, proiezioni della forza combattiva dei personaggi che possono utilizzare ognuno un potere diverso per affrontare le battaglie. Stardust Crusaders (questo il nome della serie) si svolge attraverso diverse parti del mondo per culminare in Egitto con lo scontro finale tra Jotaro Kujo e Dio Brando.

Dal fronte della trama ovviamente nulla di nuovo, ma ripercorre fedelmente tutti gli eventi della serie in questione.

Un concept vincente

Lo sviluppo del gioco è stato affidato a Capcom con la supervisione di Araki per tutta la durata del progetto. Tutto il prodotto si presenta come un picchiaduro classico e Capcom, forte dei suoi trascorsi con forse la serie più famosa del genere, ovvero Street Fighter, si trovò totalmente a suo agio con l’opera di Araki e con il concept da utilizzare per lo sviluppo del gioco. Jojo’s Bizarre Adventure si presenta come un picchiaduro alternato da lunghe sequenze narrate per raccontare lo svolgersi della trama, che non risultano mai troppo invasive tra un combattimento e l’altro, ma anzi aiutano il giocatore che non conosce la storia o non ha mai letto il manga ad appassionarsi e a non perdere nessun evento.

Inizialmente il gioco uscì nel 1998 come arcade e solo l’anno seguente venne realizzata una versione destinata alla prima PlayStation e una per la neonata Dreamcast. Entrambe le versioni casalinghe risultarono essere un buon porting di quella arcade, con menzione particolare per quella Dreamcast che riuscì ad avere tutte le feature e tutti i fotogrammi della controparte da sala giochi. Ovviamente come tutti i porting sulla prima PlayStation, quest’ultima soffriva un po’ per la mancanza di alcuni sprite dei personaggi e per una conversione un po’ più “scarna” visivamente in favore della fluidità di gioco.

Jojo nel terzo millennio

Nonostante il gioco sia abbastanza datato e Capcom abbia fatto uscire solo per il mercato digitale una versione HD del gioco destinato a PlayStation 3 e Xbox 360, va fatta menzione di merito per il fatto che visivamente anche le versioni originali mantengono un colpo d’occhio eccezionale, anche in virtù del fatto che essendo un gioco in 2D l’invecchiamento del titolo viene rallentato risultando un buon gioco da vedere e da provare anche a distanza di 24 anni dall’uscita. Complice il fatto che per un picchiaduro dell’epoca il numero di personaggi disponibili era davvero ampio, il tutto si traduce in un’esperienza ricca e soddisfacente. Ovviamente la maggior parte dei personaggi inseriti nel gioco sono poco più delle comparse nel manga e se non si è fan dell’opera originale, alcuni di loro verranno apprezzati a fatica come ad esempio Midler, appena accennata nella controparte cartacea, e addirittura giocabile nel picchiaduro Capcom.

Ma a bilanciare il tutto intervengono i protagonisti veri e propri che seppur in quantità limitata hanno delle personalità e abilità che sopperiscono in tutto e per tutto alla quasi anonimità degli altri comprimari. Basterebbero i soli Jotaro e Dio a sbaragliare tutto il cast presente nel gioco.

Consigliato a tutti ma con un ma

Fondamentalmente consiglio più o meno a tutti, fan e non, di provare Jojo’s Bizarre Adventure anche solo per il valore storico che questo gioco ha dato al manga di Araki riuscendo a rendere bene su schermo le epiche battaglie rappresentate su carta. Però c’è un ma. Se la versione HD è ancora disponibile sugli store, risulta a mio parere inferiore a quella originale, nonostante la resa visiva sia davvero ottima e questo è un problema in quanto le versioni PlayStation e Dreamcast sono davvero davvero esose in termini di soldi. Per una versione Pal si arriva anche a 300 euro per una copia completa, ma il prezzo scende drasticamente per le versioni Jap, ma a discapito di non comprendere nulla dei numerosi dialoghi del gioco. Ma fortunatamente in tempi recenti la serie di Jojo è tornata alla ribalta grazie anche al nuovo anime che adesso è arrivato a coprire la sesta serie del manga ovvero Stone Ocean. Su PlayStation 3 è disponibile in esclusiva All Star Battle, a mio parere la miglior trasposizione videoludica dell’intero manga che copre tutte le 8 serie e aggiunge il personaggio di Baoh (prima opera di Araki). I ragazzi di CyberConnect (quelli di Naruto) hanno davvero fatto un ottimo lavoro.

Voi avete mai provato il gioco in questione? Se si, cosa ve ne pare? E soprattutto, conoscevate l’opera originale? Fatecelo sapere qui sotto nei commenti.

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Luca Maggi
Luca Maggi
Nerd dal 1989 quando mi venne regalato il Commodore 64. Amante dei gdr e dei survival horror nonché fanboy dei fumetti Marvel e accanito amante dell'heavy metal anni 80. Nel tempo libero chitarrista di una band milanese chiamata Axeblade.

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