Il panorama dedicato ai giochi di ruolo sulla prima PlayStation era davvero sconfinato, contando sia i titoli usciti in occidente che quelli relegati al solo Giappone, il numero è veramente infinito. Se Square Enix (all’epoca SquareSoft) in quegli anni dominava l’intero settore, una piccola realtà chiamata Sacnoth si sarebbe fatta notare grazie ad un piccolo capolavoro di tecnica e innovazione chiamato Koudelka.
Genesi di un gioiello
La Sacnoth, una software house nata solamente due anni prima del rilascio di Koudelka, venne fondata niente di meno che da Hiroki Kikuta, ovvero un ex compositore di musiche della SquareSoft. Decise di lasciare la compagnia deluso dalla piega presa dai giochi di ruolo in quanto li reputava tutti troppo simili sia nel concept, sia nello sviluppo e quindi nella resa finale. Supportato dalla SNK (un colosso in Giappone e non solo), Kikuta avviò quindi lo studio e lo sviluppo di Koudelka che però non ebbe vita facile. La nuova strada che lo sviluppatore giapponese voleva intraprendere non venne del tutto condivisa dal suo team che invece optava per un gioco di ruolo più tradizionale simili a quelli di Square, perchè in fondo tutti i successi erano praticamente della stessa software house che a conti fatti dettava i canoni da seguire nel genere. Nonostante Kikuta volesse un azione improntata sullo stile di Resident Evil e i suoi collaboratori no, il prodotto finale nonostante ne risentì un po’ risultò essere uno dei gdr più innovativi degli ultimi anni e sicuramente nel 1999, anno di pubblicazione in Giappone, fu sicuramente l’unico a fondere survival horror con le classiche meccaniche da gioco di ruolo.
Un deciso passo avanti rispetto al passato
Nonostante la maggior parte dei giochi di ruolo dell’epoca non godessero di alcun doppiaggio, in quanto tutti i giochi Square erano completamente “muti” e l’unico sonoro era dato dalle musiche e dagli effetti sonori, Kikuta decise di doppiare totalmente Koudelka e non solo di renderlo parlato, ma di localizzare il gioco in diverse lingue tra le quali anche l’italiano. Ebbene si il titolo di Sacnoth è completamente doppiato nel nostro idioma, cosa davvero rara per l’epoca e a tratti ancora oggi, basti contare che tantissime produzioni tripla A non vengono doppiate in italiano, che ricordiamo essere una delle lingue più parlate al mondo. Inoltre anche il fatto di aver optato per un ibrido tra survival horror e gioco di ruolo tradizionale ebbe il suo impatto in quanto per una volta il lato fantasy venne totalmente messo da parte in favore di ambientazioni reali e tematiche decisamente atipiche per i giochi dell’epoca, molto colorati e spensierati.
Tra tradizione e innovazione
Il sistema di gioco di Koudelka come anticipato si frappone tra un survival horror alla Resident Evil/Alone In The Dark e un classico gioco di ruolo. Nonostante tutta l’interazione con gli scenari avvengono in tempo reale come una classica avventura survival, quando si passa ai combattimenti tutto diventa come un classico gdr e nonostante il game director volesse un combattimento improntato su una modalità più action, il compromesso finale risultò in una disposizione su griglia, con il personaggio che poteva durante la lotta muoversi sul campo di battaglia (stile tattico) e intraprendere alcune azioni in tempo reale, ma di fondo si trattava comunque di uno stile a turni come i dettami classici volevano. Nonostante ciò i combattimenti risultavano meno noiosi di quanto invece non fossero quelli classici, grazie anche all’implementazione di elementi tattici. La grafica del gioco era completamente in 3D e nonostante non si gridasse al miracolo, era comunque di buona fattura e rendeva molto bene il senso di angoscia che tutto l’ambiente di gioco doveva trasmettere, proprio al pari di un vero survival.
Una trama atipica per un gdr
La storia di Koudelka prende luogo in una cittadina del Galles, tale Aberystwyth (si, esiste davvero) nel 1898 e ci vede nei panni di Koudelka, una giovane zingara sensitiva e altri due protagonisti ad investigare sugli accadimenti avvenuti al Monastero Nemeton e dagli orrori che lo abitano. Senza andare troppo nel dettaglio per evitare qualsivoglia spoiler per coloro che non lo hanno giocato e hanno intenzione di recuperarlo, noterete già il taglio stilistico dell’intera opera. Con una storia ambientata in luoghi reali in un tempo non troppo lontano e privo di elementi fantasy o legati a giochi in cui tempo e spazio sono totalmente estranei alla nostra vita. Qui abbiamo a che fare con la realtà, seppur intrisa con elementi soprannaturali, e con una storia fatta di intrighi, orrore e situazioni angoscianti al cardiopalma. Una cosa atipica per i gdr dell’epoca e più affine alle avventure horror era la presenza di più finali per il gioco. Cosa che spingeva i giocatori a scoprire tutti i finali per avere una consapevolezza più ampia della trama dell’opera.
Eredità culturale e il passare del tempo
Non so se ne eravate a conoscenza ma Koudelka non fu unico nel suo genere, ovvero, fu il capostipite di una serie di giochi davvero molto apprezzata su PlayStation 2, cioè Shadow Hearts. La serie di Shadow Hearts per quanto più incline al gioco di ruolo tradizionale, è ambientato nello stesso mondo di Koudelka e il primo capitolo ne è effettivamente un seguito senza riprendere il nome ma inaugurando una nuova serie. Il cambio di nome fu dettato anche dalle tematiche affrontate e dal fatto di prendere forse un po’ le distanze da ciò che Koudelka ha rappresentato senza però minarne la credibilità e anzi invogliando i giocatori di tutto il mondo a riscoprire quel piccolo gioiello. Il passare del tempo non è stato molto clemente con l’opera prima di Sacnoth in quanto nonostante per l’epoca fosse un bel vedere, riscoprendolo oggi nel 2022 ci si accorge quanto la grafica e gli ambienti di gioco siano invecchiati abbastanza male, nonché il sistema di combattimento all’epoca innovativo, oggi sa di vetusto e macchinoso. Ciò nonostante il nostro consiglio è comunque di dare una possibilità a Koudelka e ad un gioco che ha davvero osato tanto contrapponendosi ad uno status symbol dettato da Square ammaliando una marea di giocatori di tutto il globo.
Recuperarne una copia oggi in buone condizioni in italiano può essere dispendioso, ma ne vale davvero la pena. E poi, chissà che nel futuro non ne venga realizzata una remaster o addirittura un remake.