Blast From The Past #11 – Zork

Cari amici di Top Games, benvenuti ad una nuova puntata della nostra rubrica che esplora il mondo del retrogaming parlando sia di giochi clamorosi che di alcune occasioni mancate. Oggi parleremo di una serie intera, entrata di diritto negli annali delle avventure testuali. Videogiocatrici e videogiocatori ecco a voi Zork.

La fantasia non ha limiti

I videogiochi sono la nostra fonte di avventure, il nostro pane quotidiano e non sapremmo immaginare un mondo senza, ma alla fine degli anni 70 era tutto diverso e il nostro mezzo di intrattenimento preferito stava muovendo i suoi primi passi come ad esempio con titoli alla Pong, nulla di estroso ma che risultò un deciso passo in avanti verso il divertimento tecnologico. La mente di quattro nerd iscritti al MIT stava per cambiare tutto.

Queste geniali personalità universitarie fondarono la Infocom nel 1979 e scrissero la sceneggiatura di ciò che sarebbe diventato una pietra miliare nel mondo dei videogiochi, ovvero Zork. Molti di voi non sanno di cosa stia parlando, probabilmente a causa della giovane età dei nostri aficionados, ma onestamente anche alcuni giocatori più “attempati” ignorano l’esistenza di questo titolo, ma leggendo scoprirete tutti i suoi segreti. Il titolo Zork tra l’altro non era quello definitivo, in quanto questa parola stava ad indicare nell’ambiente, un programma ancora non completato, ma in sviluppo. Il titolo finale di questa avventura testuale doveva essere Dungeon.

Un titolo molto particolare

Zork venne sviluppato inizialmente su sistemi DEC PDP-10 con linguaggio MDL e successivamente tra il 1980 e il 1982 vista la mole di contenuti venne distribuito in tre parti sugli home computer più popolari dell’epoca come l’Apple II, il Commodore 64 e i sistemi 8 bit come l’Atari e poi per PC IBM, TRS-80 e sistemi CP/M. In soldoni questa trilogia poteva entrare potenzialmente in tutte le case in cui era presente un computer o una console di gioco.

I titoli della serie di Zork erano sviluppati in un linguaggio di programmazione abbastanza particolare denominato ZIL (Zork Implemention Language) il quale permetteva un’estrema facilità nelle operazioni di porting su altri sistemi. Ciò è servito infatti per riscrivere il linguaggio del gioco per la commercializzazione sugli home computer. Inizialmente vista la programmazione su PDP-10 il titolo doveva essere uno solo, ma la scarsa capacità di memoria dei sistemi casalinghi obbligò la software house a dividere il gioco in tre diversi capitoli pubblicati tra il 1980 e il 1982. Ciò nonostante ogni episodio venne integrato di alcune parti che permettevano di giocarli stand alone e che ognuno dei tre giochi si reggesse da solo sotto il profilo narrativo.

Un gioco rivoluzionario

Ma alla fine Zork cos’è? Bene, si tratta di un’avventura testuale ma senza l’ausilio di effetti grafici, in quanto essendo sviluppato sul finire degli anni 70, non esistevano ancora i mezzi per creare un ambiente di gioco, dei nemici o dei personaggi. Zork era praticamente giocabile solo ed esclusivamente tramite testo, impartendo comandi, e leggendo ciò che succedeva dando sfogo alla nostra fantasia.

Le peculiarità di questo gioco stavano nell’ottima trama e nel sistema di comandi. Si può pensare che quest’ultima caratteristica fosse basilare, invece no, per niente. Il gioco non permetteva solo di comprendere una parola e un’azione come ad esempio “prendi lampada”, ma vere e proprie frasi tipo “prendi la lampada e la spada dallo scrigno”. Il fatto di essere così variegato permetteva molteplici interazioni con tantissimi verbi e parole di uso comune per creare frasi e azioni dettagliate come ad esempio “getta tutto eccetto la lanterna”. Inoltre c’erano le shortcut per i movimenti da tastiera come n,s,e,w che indicavano rispettivamente “go north”, “go south” e così via.

Purtroppo non era un gioco per tutti

Nonostante la mole di contenuti, una trama avvincente, un sistema di comandi rivoluzionario, nonostante l’assenza di grafica e una diffusione planetaria, Zork era difficile. La difficoltà era dettata dal fatto che il gioco non subì alcun lavoro di traduzione e fu reso disponibile solo in inglese, cosa che non permetteva a tutti di poterci giocare e godere della trama. La conoscenza dell’inglese era quindi necessaria per poter anche solo iniziare il gioco.

Negli anni e nei vari porting non è stato mai effettuato nessun lavoro per tradurre il titolo in altre lingue ufficialmente, ma in modo amatoriale invece è possibile usufruire di questo piccolo gioiello grazie al lavoro di molti fan appassionati di questa serie. Cercando su internet è possibile trovare qualsiasi cosa e anche Zork tradotto in italiano. Ciò nonostante il nostro consiglio è comunque quello di recuperare una copia originale anche solo per collezionismo e per possedere davvero un pezzo di storia videoludica.

Il tempo passa ma i capolavori restano

Personalmente parlando sono entrato in contatto con Zork sul finire degli anni 80 ma potei giocarlo solo ad anni 90 inoltrati quando imparai l’inglese quel tanto che bastava per poter giocare a questa avventura. Conservo ancora la mia copia di Zork I per Commodore 64 e nel futuro cercherò di recuperare anche i seguenti due episodi per mero completismo in quanto ho comunque giocato tutta la serie.

Il mio consiglio per tutti voi nerd là fuori è di provare almeno una volta nella vita Zork o una delle sue incarnazioni, in quanto l’eredità della serie ha portato ad una serie di titoli ambientati nello stesso mondo di gioco. Zork è uno di quei giochi che ha gettato le basi per ciò che sarebbero state le avventure grafiche del futuro e anche dei giochi di ruolo, è una pietra miliare creata da un manipolo di appassionati iscritti al MIT, come se fossero, permettetemi il paragone, Sheldon e gli altri protagonisti di Big Bang Theory.

Se non vi spaventa giocare ad un titolo solo testuale, se conoscete l’inglese (per quanto concerne la versione originale) e se siete amanti delle avventure epiche, Zork vi terrà impegnati per molte ore di divertimento.

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Luca Maggi

Nerd dal 1989 quando mi venne regalato il Commodore 64. Amante dei gdr e dei survival horror nonché fanboy dei fumetti Marvel e accanito amante dell'heavy metal anni 80. Nel tempo libero chitarrista di una band milanese chiamata Axeblade.

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