Per Capcom gli anni 90 e i primi 2000 sono stati ciò che l’ha consacrata come software house grazie ai fasti della prima PlayStation. Non che prima non fosse famosa, anche perché ricordiamo che ha dato i natali ad un “giochino” noto come Street Fighter.
Sicuramente però l’era di PsOne ha decretato che Capcom dovesse finire nell’olimpo dei videogames grazie a titoli come Resident Evil e Dino Crisis. Il genere survival horror ha reso questi giochi dei successi annunciati e si può dire che l’era lastricata d’oro di Capcom della prima console Sony si può concludere con Dino Crisis 2.
Una strada diversa dal predecessore
Se con il primo Dino Crisis concepito dal papà di Resident Evil, Shinji Mikami, Capcom aveva rimaneggiato la formula survival horror introducendo i dinosauri, col secondo decise di fare le cose diversamente. A differenza del primo episodio, Mikami decise di abbandonare il progetto che fu affidato ad uno dei suoi collaboratori, già parte del team del primo Dino Crisis, Shu Takumi (ideatore della serie Ace Attorney), affiancato da Noboru Sugimura sceneggiatore di Resident Evil 2.
Con questo dream team si partì con lo sviluppo del sequel di Dino Crisis inizialmente previsto per PlayStation 2. Un cambiamento nei piani di sviluppo costrinsero gli sviluppatori a decidere di farlo uscire come il predecessore sulla prima console. La deriva del titolo prese le distanze con il capostipite, abbandonando di fatto la mera descrizione di survival horror per un approccio più arcade. Infatti viene meno la gestione dell’inventario e un sistema di punteggio denominato Estinzione permetteva ai giocatori di concatenare uccisioni incrementando i punti ottenuti e di conseguenza permettere l’acquisto di munizioni e armi più potenti.
Una differenza sostanziale col primo capitolo fu l’abbandono degli sfondi in 3D per tornare a quelli pre renderizzati di Resident Evil così da avere un maggior dettaglio a schermo e avere una giungla più credibile sullo sfondo. Inoltre furono rimaneggiati più volte gli script del gioco eliminando alcuni personaggi e cambiando la storia per renderla diversa e aggiungendo l’elemento dei viaggi temporali.
Un’accoglienza diversa ma sempre positiva
L’accoglienza riservata a Dino Crisis 2 fu leggermente più tiepida rispetto a quella del primo gioco, complice anche la componente arcade abbastanza marcata, ma decisamente positiva, infatti il punteggio medio del titolo si assestò sull’86/100. Molte testate lodarono la deriva più action del titolo definendolo un passo avanti rispetto al primo gioco che fu spesso bollato come un “Resident Evil con i dinosauri al posto degli zombi” e vennero lodati anche gli scenari sott’acqua.
Venne sottolineato come la grafica del titolo fosse una delle migliori mai viste su PlayStation e Capcom venne encomiata per la capacità di staccarsi dai canoni tipici dei survival horror proponendo quello che sarebbe stato il futuro, che ha creato un action praticamente perfetto se non fosse per la longevità non proprio elevata. A sottolineare i giudizi positivi della stampa specializzata arrivò anche il plauso del pubblico che permise a Dino Crisis 2 di vendere ben 1.2 milioni di copie nel giro di un anno ottenendo il riconoscimento di “titolo platinum”.
Una trama con molti colpi di scena
Dino Crisis 2 si svolge a distanza di un anno dagli eventi del primo capitolo. La ricerca sulla “Terza Energia” è continuata causando questa volta la scomparsa del centro di ricerca chiamato “Edward City” che è stato rimpiazzato da una misteriosa giungla. A questo proposito Regina e il suo nuovo partner Dylan vengono inviati ad investigare e recuperare i dati della ricerca salvo per il fatto che tutta la squadra viene massacrata e i due sono costretti ad una missione di salvataggio dei sopravvissuti.
Senza spoilerare troppo per chi non ha avuto l’occasione di giocarlo, questa volta fanno capolino i viaggi nel tempo con i quali gli scienziati volevano trasportare nel futuro i dinosauri per farli prosperare e successivamente riportarli nel passato al periodo subito dopo l’estinzione per evitare questa catastrofe. Ovviamente come da prassi qualcosa è andato storto. Jurassic Park docet. La trama risulta più matura rispetto a quella del primo capitolo con numerosi colpi di scena. Se pensiamo che Dino Crisis presentava la classica trama che ruotava intorno ad una struttura isolata in pieno stile Resident Evil, qui abbiamo a che fare con molte sfaccettature che la rendono davvero appetibile e unica.
Modalità di gioco con alcune novità ma ancorate al passato
A differenza del primo capitolo qui controlleremo entrambi i personaggi in base alle esigenze di trama, prima Regina, poi Dylan e così via. L’azione di gioco è più frenetica con numerosi nemici che spawneranno più e più volte e la componente tipica dei survival horror viene del tutto abbandonata. Al pari di ciò che in futuro sarebbe stato utilizzato da giochi come Devil May Cry, uccidendo in successione i nemici, il giocatore ottiene i Punti Estinzione che possono essere spesi presso un save point per aumentare l’armamentario a disposizione e ottenere nuove munizioni più letali.
A differenza dei classici survival, in Dino Crisis 2 sarà possibile visualizzare gli hp del proprio personaggio e così facendo si potrà intervenire con dei medikit nel momento in cui questi scenderanno in modo critico così da evitare un possibile game over. Questo rappresenta un punto netto di distacco col passato e uno sguardo al mondo action del futuro. Ciò nonostante il gioco presenta molti tratti in comuni con le avventure in terza persona dell’epoca discostandosi quel tanto che basta per non scadere nei cliché del genere.
Un titolo che a distanza di anni fa ancora sognare
Non c’è che dire, se alcuni giochi con gli anni invecchiano inesorabilmente a causa della realizzazione grafica che ha subito a causa della modellazione 3D dell’epoca un invecchiamento esponenziale, con Dino Crisis 2 ,complice anche il vecchio sistema di sfondi pre renderizzati, questo effetto invecchiamento viene in parte scongiurato. Si, è vero, i modelli dei personaggi e dei dinosauri risultano datati, in quanto si tratta di un gioco di 22 anni fa, ma il colpo d’occhio è decisamente migliore di molti altri titoli come per esempio un Metal Gear Solid.
Giocare oggi a Dino Crisis 2 restituisce quel senso di pace e nostalgia che facevano parte dei nostri anni dell’adolescenza in cui non si aspettava altro che la fine delle lezioni o magari l’estate grazie al quale potevamo immergerci nel mondo videoludico sognando ad occhi aperti e questo titolo in particolare riesce ancora nell’intento. Purtroppo però questo gioco risulta di difficile reperibilità e sugli store non è per niente presente come d’altronde il primo capitolo probabilmente non lo vedremo neanche con il nuovo PlayStation Plus. Una copia di Dino Crisis 2 in italiano in perfette condizioni rasenta la cifra di 100 euro e non tutti sono disposti a spendere tali cifre per un gioco delle vecchie generazioni di console. La speranza è che Capcom si decida a riesumare il brand magari fornendo ai giocatori un remake almeno dei primi due capitoli e chissà continuando le gesta di Regina con qualcosa di nuovo.
Speriamo comunque con questo articolo di avervi fatto venire la lacrimuccia e magari la voglia di riscoprire questo piccolo gioiello che permetteva a Capcom di fare un piccolo passo verso il futuro. Un fulgido esempio di innovazione mantenendo fede alla tradizione senza tradire le aspettative di pubblico e critica. Dino Crisis 2 è davvero uno di quei giochi che continua a stupire e a far parlare di se.