Cari amici di Top Games benvenuti ad una nuova rubrica che tratterà di retrogames. Blast From The Past vuole farvi tuffare in quei giochi che hanno segnato un’epoca, che hanno segnato la nostra infanzia o adolescenza e che volente o nolente sono stati una pietra miliare di un genere che tutti gli amanti dei videogiochi dovrebbero per lo meno conoscere di nome. Molti giochi sono stati dei capolavori, altri meno, ma vorremmo farvi emozionare e regalare un pezzo di storia attraverso alcune retrospettive per scoprire o riscoprire i giochi di un tempo. Passeremo dal primo Nes alla Ps2, passando per molte altre piattaforme che negli anni 80/90 hanno segnato la nostra vita per il nostro futuro di videogiocatori. Pronti a tuffarvi insieme a noi in questa avventura? Questa settimana si inizia con The Legend of Dragoon.
I fantastici anni 90
Gli anni 90 sono stati caratterizzati da una serie di giochi davvero unici e inimitabili. La prima PlayStation si stava inesorabilmente avvicinando alla fine del suo ciclo vitale e negli anni aveva regalato ai videogiocatori di tutto il globo una serie interminabile di uscite che avrebbero soddisfatto ogni palato e ogni genere possibile, dagli action adventure, ai picchiaduro passando per gli rpg. Proprio su quest’ultimo genere, la prima ammiraglia Sony ha dato il meglio di se. Basti pensare ai tre capitoli della serie principale di Final Fantasy che hanno dominato e riscritto praticamente un genere e molti altri titoli tra i quali Legend of Legaia, i due Suikoden, Breath of Fire e tra questi anche The Legend of Dragoon.
Genesi di un cult del videogame
In un mercato in cui Square Enix (all’epoca solo Squaresoft) dettava praticamente ogni regola, la stessa Sony decise di irrompere sul mercato con un proprio jrpg come se volesse creare un anti Final Fantasy e spodestare questo colosso dal podio. Il team di sviluppo era formato da poco più di cento persone e nella produzione finale questo numero si fa sentire, in quanto comunque il risultato è un titolo chiaramente tripla A, ma alcune imperfezioni minarono la piena riuscita del gioco.
Dal lato prettamente tecnico, i fondali pre renderizzati erano decisamente meglio di quelli dei blasonati Final Fantasy, contando che era da poco uscito l’ottavo capitolo, il quale proponeva degli ambienti davvero curati. The Legend of Dragoon proponeva dei fondali con un sacco di dettagli in movimento e una resa dell’acqua davvero convincente e unica. Nonostante ciò la caratterizzazione visiva dei personaggi a schermo non era altrettanto curata. Se la produzione eccelleva per gli elementi bidimensionali, quelli tridimensionali peccavano non poco.
Una trama avvincente ma poco ispirata
Come tutti i plot narrativi dei jrpg, anche The Legend of Dragoon non è molto ispirato, infatti le vicende narrano le gesta di Dart, rimasto orfano, il quale lascia il suo villaggio natale per salvare la sua amica Shana, misteriosamente rapita. Nonostante la durata del titolo che si dipana per quattro dischi, l’avventura riesce tutto sommato a tenere incollato il giocatore che scoprirà le risposte ai numerosi interrogativi lasciati dall’incipit della storia, pur se con momenti decisamente sotto tono e alcuni filler che interrompono un po’ il mordente della storia.
Un doppiaggio italiano abbastanza imbarazzante
All’epoca le riviste di settore furono estasiate dal fatto che molti giochi stavano incontrando il favore degli sviluppatori che decisero di tradurre i propri lavori anche nel nostro idioma e Final Fantasy VIII è decisamente uno dei primi rpg ad usufruire di questo upgrade, ma The Legend of Dragoon ottenne anche un intero doppiaggio in italiano (ricordiamo che i Final Fantasy fino al IX non erano per niente parlati) che però presentava numerose pecche. In primis la recitazione è davvero atroce con numerosi errori di accentazione, ma soprattutto alcune voci erano davvero pessime, come ad esempio quella di Albert (dove diavolo lo hanno trovato questo doppiatore?). Nonostante gli ottimi filmati in FMV, il doppiaggio riesce a rendere frustranti anche i momenti in cui il giocatore dovrebbe essere ammaliato dalla cura che è stata posta nella realizzazione degli stessi. Inoltre questo “bellissimo” doppiaggio può essere ascoltato anche durante le battaglie.
Modalità di gioco con molti spunti innovativi
Seppur sul piano prettamente ludico si tratta del classico gioco di ruolo a turni come la tradizione voleva in quegli anni, il combat system era impreziosito dall’utilizzo dei draghi e dalla trasformazione dei personaggi in essi, nonché dal fatto che era possibile utilizzare delle dotazioni per gli attacchi corpo a corpo, ovvero banalmente delle combo che mediante la pressione di alcuni tasti un po’ alla quick time events potevano fare più danno. Anche il sistema della crescita del personaggio i quali finché non si trasformano in dragoni riempiendo l’apposita barra non hanno altre abilità a parte gli attacchi corpo a corpo, infatti le magie si rendono disponibili solo nel momento dell’effettiva trasformazione.
Vale la pena recuperarlo adesso?
Se vi state chiedendo se The Legend of Dragoon sia invecchiato bene, la risposta è decisamente no. Purtroppo questi 23 anni si sentono tutti e nonostante all’epoca fosse abbastanza piacevole da vedere e giocare, al giorno d’oggi non regge il paragone con altri giochi, soprattutto in 2D. Ciò nonostante varrebbe la pena giocarlo per il suo status di culto e per il fatto che ha segnato comunque un’epoca con quasi il suo milione di copie vendute all’epoca. Purtroppo recuperarne una copia originale per Ps1 pal ita al giorno d’oggi può essere abbastanza proibitivo in quanto si aggira intorno ai 200/250 euro sulle più famose piattaforme di vendita online. Molti chiedono a Sony un remake o una remaster e chissà che questo non accada davvero visto che comunque giochi del calibro di Chrono Cross stanno avendo una seconda giovinezza.