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I 10 migliori JRPG di sempre secondo Lo ZioSen

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I 10 migliori JRPG di sempre secondo Lo ZioSen

I giochi di ruolo giapponesi, o JRPG, non sono semplici videogiochi: sono avventure epiche, emozioni scolpite nei ricordi, storie che ci hanno fatto crescere pad alla mano. In questa classifica esclusiva, ti porto con me in un viaggio tra i 10 migliori JRPG di sempre che ho giocato nella mia vita, titoli che mi hanno formato come videogiocatore e appassionato.

Questa non è una classifica oggettiva, ma una selezione personale, basata su esperienze vissute, ore passate tra battaglie, cutscene e colonne sonore indimenticabili. Dai titoli meno celebrati ma amatissimi, fino a quelle pietre miliari che hanno riscritto la storia del genere, ogni gioco che troverai qui ha qualcosa di unico da raccontare.

Che tu sia un veterano del genere o un curioso alla ricerca di nuove avventure, troverai in questa lista giochi che vale la pena vivere almeno una volta. Ogni posizione è accompagnata da un’analisi approfondita, curiosità e motivi per cui, ancora oggi, questi titoli brillano nel panorama videoludico.

Preparati quindi a scoprire (o riscoprire) JRPG indimenticabili. E se ami il genere quanto me, scommetto che troverai più di una perla da aggiungere alla tua lista dei desideri.

10. Rogue Galaxy: “Odissea cel‑shading tra stelle e crafting”

Dettagli di lancio

  • Anno: 2005 (Giappone aprile, Occidente novembre 2005)

  • Piattaforme: PlayStation 2

  • Curiosità: sviluppato da Level-5 (uno dei due JRPG pubblicati su PS2 insieme a Dark Cloud 2), vanta un sistema di crafting avanzato e una direzione artistica cel-shading ancora apprezzabile oggi.

Rogue Galaxy apre questa Top 10 con il suo stile inconfondibile e un’anima da classico cult. L’opera di Level-5 ci catapulta in un universo interstellare in cui pirati spaziali, civiltà perdute e pianeti misteriosi convivono in perfetto equilibrio. Nei panni di Jaster Rogue, un giovane con il sogno di esplorare la galassia, iniziamo un viaggio che fonde elementi fantasy e fantascientifici in una struttura da grande JRPG d’avventura.

Il cuore del gioco è il sistema di combattimento action in tempo reale, frenetico ma bilanciato, che permette di passare da un personaggio all’altro nel pieno della battaglia, utilizzare abilità speciali, oggetti e persino eseguire combo contestuali a seconda del nemico o dell’area. Nonostante l’assenza di un sistema a turni classico, l’approccio strategico non manca: capire quale equipaggiamento usare o quando modificare le armi può fare la differenza.

Una delle componenti più affascinanti è proprio il crafting: le armi non si trovano e basta, si potenziano. Ogni spada, fucile o oggetto può essere fuso, modificato e fatto evolvere tramite materiali raccolti durante l’esplorazione. Questo sistema di sviluppo delle armi è sorprendentemente profondo e premia la sperimentazione.

Tra pianeti come la Foresta Luminescente, la Cittadella di Cristallo o il sinistro Cimitero Lunare, Rogue Galaxy riesce a diversificare ambientazioni, nemici e tematiche. Il design delle mappe e dei dungeon è ricco, dinamico e mai noioso, grazie anche alla presenza di puzzle ambientali leggeri e collezionabili sparsi.

Infine, impossibile non citare l’Insectron Tournament, un minigioco sorprendentemente curato che richiama Pokémon e aggiunge una nota leggera e alternativa all’avventura. La componente visiva, con il suo cel-shading nitido e colorato, ha resistito sorprendentemente bene alla prova del tempo, regalando ancora oggi un colpo d’occhio piacevole e iconico.

Rogue Galaxy non è mai diventato un nome di punta come altri JRPG del periodo, ma è proprio per questo che merita un posto in classifica: è un piccolo tesoro dimenticato, che racchiude tutta l’ambizione dei giochi di un tempo e un’anima sincera da space opera nipponica.

Perché inserirlo nella Top 10? È un JRPG action atipico, ricco di atmosfera, forte personalità e profondità ludica. Un titolo da riscoprire per chi ama l’avventura spaziale e il crafting ben integrato.

9. White Knight Chronicles: “La furia dell’Incorruptus tra anime e Online”

Dettagli di lancio

  • Anno: 2008 (Giappone dicembre, Occidente ottobre 2009)

  • Piattaforme: PlayStation 3

  • Curiosità: primo JRPG su PS3 con funzionalità online; includeva matchmaking cooperativo, creazione avatar, e missioni multigiocatore con loot

White Knight Chronicles è uno di quei titoli che oggi potremmo definire “ambiziosi ma imperfetti”. Pubblicato da Level-5 in un momento in cui il genere JRPG cercava di adattarsi al salto alla nuova generazione — quella di PlayStation 3 —, questo gioco rappresentò un vero esperimento: conciliare una narrazione fantasy tradizionale con meccaniche online e trasformazioni spettacolari in tempo reale.

Al centro della storia troviamo Leonard, giovane cavaliere dal cuore puro, coinvolto nel rapimento della principessa Cisna (conosciuta in alcune localizzazioni anche come Mila) e nella scoperta di un antico potere: quello dell’Incorruptus, un’armatura titanica capace di cambiare le sorti di una battaglia. La struttura della trama è classica — regni in guerra, profezie, magia — ma viene arricchita da un world-building discreto e da personaggi secondari che, pur non memorabili, svolgono bene il loro ruolo nella progressione.

Il punto forte è il combat system action: semplice ma efficace, si basa su combo fisiche, tecniche speciali e — ovviamente — la possibilità di trasformarsi nell’Incorruptus. Questo elemento cambiava radicalmente il ritmo dei combattimenti: una volta trasformati, si diventava una vera macchina da guerra, con animazioni imponenti, suoni metallici roboanti e nemici che crollavano uno dopo l’altro.

La componente online fu tra le prime ad apparire in un JRPG su console casalinga: si poteva creare il proprio avatar, affrontare missioni multiplayer cooperative e ottenere equipaggiamenti rari. Non tutto funzionava alla perfezione — matchmaking macchinoso, contenuti limitati e poca rifinitura — ma l’idea era rivoluzionaria per l’epoca.

Dal punto di vista tecnico, White Knight Chronicles non brillava, ma riusciva a creare ambientazioni suggestive: castelli, città, deserti e foreste avevano personalità. La grafica oggi appare datata, con modelli un po’ rigidi e texture poco definite, ma resta funzionale all’atmosfera fiabesca. Le musiche erano discrete, mentre i tempi di caricamento e alcuni bug potevano spezzare l’immersività.

White Knight Chronicles è stato un esperimento coraggioso, un titolo che cercava di portare il JRPG in una nuova era. Non tutto ha funzionato, ma per chi l’ha giocato all’epoca, la prima trasformazione nell’Incorruptus resta un momento da pelle d’oca. Merita il suo posto in classifica come simbolo di un periodo di transizione e innovazione.

Motivo d’inclusione: rappresenta la fusione tra anime-battle JRPG e meccanica colossale. Un tentativo coraggioso di Level‑5 che merita rispetto e attenzione per la sua originalità e potenza visiva.

8. Trails from Zero: “Crossbell: cronaca di una città sul baratro”

Dettagli di lancio

  • Anno: 2010 (PSP Giappone), 2022 (Occidente)

  • Piattaforme: PSP, PlayStation 4, Nintendo Switch, PC (Steam, GOG, Epic Games)

  • Curiosità: Crossbell è talmente amato dai fan da essere considerato il cuore narrativo della saga “Kiseki”. Ogni singolo NPC ha dialoghi dinamici che cambiano dopo ogni evento di trama.

Tra i JRPG più sottovalutati ma narrativamente ambiziosi degli ultimi anni, The Legend of Heroes: Trails from Zero è il capitolo che introduce Crossbell, città-stato neutrale stretta nella morsa politica di due superpotenze: l’Impero di Erebonia e la Repubblica di Calvard. È qui che inizia l’avventura della Sezione di Supporto Speciale, una piccola unità di polizia locale creata più per questioni di facciata che per reale utilità… almeno all’apparenza.

Vestiremo i panni di Lloyd Bannings, giovane detective dal passato tragico, affiancato da Elie, Tio e Randy, ciascuno con le proprie motivazioni e segreti. Il gruppo si troverà coinvolto in un intrigo criminale molto più vasto di quanto immaginato, tra corruzione, sette religiose, mafie e minacce politiche. Il bello? Ogni elemento sembra radicato in una realtà verosimile, quasi contemporanea.

Il sistema di combattimento a turni è profondo e stratificato: niente incontri casuali, ma un posizionamento strategico su griglia invisibile, uso di Tecniche, Arti magiche, buff/debuff, e soprattutto la gestione degli Orbment, dispositivi personalizzabili con “quarzi” che permettono di costruire build uniche per ciascun personaggio. Il tutto condito da una difficoltà sempre ben bilanciata.

Ma ciò che rende Trails from Zero davvero speciale è il suo world-building: Crossbell è una delle città più vive mai viste in un JRPG. Gli NPC hanno dialoghi reattivi che cambiano in base agli eventi della storia, raccontando sottotrame o semplicemente mostrando la vita cittadina che scorre. Ogni zona ha una sua identità: la zona commerciale, il quartiere residenziale, i distretti criminali. Tutto è connesso.

La versione moderna – tradotta ufficialmente in inglese solo nel 2022 – porta migliorie alla UI, tempi di caricamento ridotti, filtri grafici e un ritmo più adatto al pubblico odierno. Graficamente resta semplice, ma il fascino retrò in pixel art e l’ottima colonna sonora firmata Falcom Sound Team lo rendono estremamente piacevole.

Un JRPG “lento”, certo, ma con una qualità narrativa, coerenza e profondità raramente viste. Se amate le trame ben costruite, le storie corali e l’evoluzione costante di un mondo vivo, Trails from Zero è una gemma da non perdere.

Perché merita 8° posto? Crossbell è un microcosmo vivo, un labirinto emotivo-politico, dove ogni personaggio ha una voce, un percorso. È un esempio magistrale di come costruire un JRPG narrativamente coinvolgente e “vivo”. Imperdibile per gli appassionati del genere.

7. Ys VIII: Lacrimosa of Dana – “Naufragio epico e doppio filo narrativo”

Dettagli di lancio

  • Anno: 2016 (esordio in Giappone su PS Vita); 2017 in Occidente

  • Piattaforme: PlayStation 4, PlayStation Vita, Nintendo Switch, PC (Steam, Epic Games Store)

  • Curiosità: la protagonista Dana era inizialmente un’idea secondaria ampliata poi con un DLC narrativo. Ys VIII è stato il primo gioco della saga con una forte impronta narrativa e doppia linea temporale.

Ys VIII: Lacrimosa of Dana è il punto di svolta della storica saga Ys, una serie action JRPG targata Nihon Falcom iniziata nel lontano 1987. Questo ottavo capitolo cambia marcia e punta su una narrazione profonda, una struttura esplorativa open-ended e un sistema di combattimento tra i più appaganti della categoria.

Il protagonista, Adol Christin, naufraga sulla misteriosa Isola di Seiren. Da quel momento parte un’avventura che unisce sopravvivenza, misteri antichi e il lento recupero della civiltà perduta. Il giocatore deve esplorare ogni angolo dell’isola, salvare altri sopravvissuti e costruire un piccolo villaggio – il Campo Base – che cresce man mano grazie a risorse, scambi e missioni secondarie.

L’esplorazione è il cuore pulsante del gioco: foreste tropicali, grotte sottomarine, rovine dimenticate. La fauna cambia in base all’ora del giorno e alle condizioni ambientali, creando varietà e sfide continue. Ogni zona è legata a una meccanica: zone ricche di minerali, altre popolate da mostri rari, o sezioni dove si sbloccano nuove abilità (es. doppio salto, planata) che aprono backtracking opzionali e segreti.

Il vero colpo di genio è però Dana, protagonista parallela di una linea temporale misteriosa e fortemente legata agli eventi attuali. Il gioco alterna l’esplorazione di Adol a “sogni” in cui si impersona Dana, esplorando un’antica civiltà e vivendo una storia autonoma e intensa. Il DLC “The Omen” espande ulteriormente la sua trama, regalando boss opzionali e contenuti endgame di alto livello.

Il sistema di combattimento è fulmineo e tecnico: si passa in tempo reale da un personaggio all’altro, ciascuno con debolezze e stili differenti (slash, strike, pierce). Le abilità speciali sono potenziabili, le Flash Move e Flash Guard premiano il tempismo perfetto, rendendo i boss fight una sfida adrenalinica, quasi danzante.

A supporto, una colonna sonora rock orchestrale magistrale (Falcom Sound Team jdk): da tracce aggressive a pezzi emozionali che sottolineano momenti chiave. L’opening “Sunshine Coastline” è diventata iconica per i fan.

Dal punto di vista tecnico, Ys VIII non punta al fotorealismo ma alla stilizzazione: character design ben definito, ambienti leggibili e fluidità garantita anche su Switch dopo alcune patch iniziali. Il doppiaggio giapponese è coinvolgente, quello inglese sufficiente ma meno espressivo.

In conclusione, Ys VIII: Lacrimosa of Dana è un JRPG moderno, esplorativo, narrativamente ricco e ludicamente appagante. La doppia linea temporale, la progressione ambientale e il combat system perfettamente rifinito lo rendono una delle esperienze più memorabili nel panorama dei giochi di ruolo giapponesi degli ultimi 15 anni.

Perché il settimo posto? Ys VIII è adrenalina, sopravvivenza e legami emotivi: un JRPG action che va diritto al cuore, con pacing perfetto e un world building che unisce fantasticità e pathos umano.

6. Persona 5 Royal – “Maschere da ladri in un cuore di Tokyo”

Dettagli di lancio

  • Anno di uscita: 2019 (Giappone), 2020 (Europa)

  • Piattaforme: PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series X/S, PC

  • Curiosità: La versione Royal include oltre 30 ore di contenuti inediti, una nuova stagione narrativa e il personaggio di Kasumi Yoshizawa.

Con Persona 5 Royal, Atlus ha creato non solo un JRPG moderno, ma un’opera capace di ridefinire il genere per una nuova generazione. Il gioco ci mette nei panni di uno studente liceale appena trasferito a Tokyo, che scopre di avere la capacità di infiltrarsi nel subconscio delle persone corrotte per cambiare i loro cuori. Così nasce la leggenda dei Ladri Fantasma di Cuori, un gruppo di outsider determinati a sfidare un sistema marcio con le armi della giustizia e dell’amicizia.

Il gameplay di Persona 5 Royal è una perfetta alternanza tra vita quotidiana — studio, amicizie, lavoretti part-time — e l’esplorazione dei Palazzi, manifestazioni mentali delle distorsioni morali dei nemici. I combattimenti a turni sono strategici e visivamente spettacolari, grazie all’uso delle Persona, entità psichiche evocate in battaglia. Il sistema di Fusion, le abilità speciali e le sinergie tra compagni di squadra rendono ogni scontro profondo e appagante.

La versione Royal introduce una nuova storia secondaria, nuove meccaniche di combattimento, personaggi aggiuntivi e un intero semestre extra che dona nuova linfa all’esperienza. Kasumi, il nuovo personaggio giocabile, si inserisce alla perfezione nella narrazione, portando con sé un importante sviluppo tematico.

Dal punto di vista artistico, il gioco è semplicemente iconico: il suo design rosso-nero, le animazioni ispirate ai fumetti, i menu interattivi e la colonna sonora jazz-funk firmata da Shoji Meguro creano un’identità visiva e sonora inconfondibile. Anche i dialoghi, in giapponese e in inglese, mantengono uno stile brillante, divertente e mai fuori luogo.

Ma il vero cuore pulsante di Persona 5 Royal è la sua narrazione: un mosaico di temi attualissimi come corruzione, giustizia, alienazione, ansia sociale e ricerca della propria identità. Ogni Confidente rappresenta una storia profonda che esplora paure, traumi e crescita personale, arricchendo sia la trama che le meccaniche di gioco.

Con oltre 100 ore di contenuti, attività opzionali, missioni secondarie e interazioni da scoprire, Persona 5 Royal si conferma come uno dei JRPG più ambiziosi, completi e ispirati mai realizzati. Se cercate un’esperienza che unisca profondità narrativa, gameplay tattico e uno stile inconfondibile, è il titolo perfetto da (ri)scoprire.

Perché nominato sesto? Per la sua identità forte e unica, abilità di unire estetica e temi maturi, gameplay profondo e coinvolgente. È un monumento estetico e narrativo della scena JRPG moderna.

5. Xenoblade Chronicles: “La saga dei giganti e della Monado”

Dettagli di lancio

  • Anno: 2010 (Giappone), 2012 (Occidente), remastered 2020

  • Piattaforme: Nintendo Wii (originale), Nintendo Switch (Definitive Edition)

  • Curiosità: La Monado, la spada simbolo del protagonista, era ispirata a un concept scartato per un The Legend of Zelda. In Occidente, la localizzazione Wii subì modifiche per rimuovere limiti regionali e fu una delle prime a nascere dal movimento di petizione dei fan (Operation Rainfall).

Xenoblade Chronicles è molto più di un gioco di ruolo: è un’esperienza colossale, tanto nel contenuto quanto nella visione. Sviluppato da Monolith Soft e diretto da Tetsuya Takahashi, il gioco ci trasporta in un mondo sospeso sopra due titani pietrificati: Bionis e Mechonis, una delle ambientazioni più originali e memorabili mai viste in un JRPG. I giocatori esplorano vaste distese naturali, canyon illuminati dal tramonto, laghi fluttuanti e città costruite sulla carne viva dei colossi. Un mondo vivo, brulicante di creature, ecosistemi e missioni secondarie che si intrecciano tra loro.

Il protagonista è Shulk, un giovane ricercatore che acquisisce la Monado, un’arma leggendaria in grado di colpire i nemici Mechon e di vedere frammenti del futuro. La sua missione di vendetta si trasforma ben presto in un viaggio esistenziale, costellato di colpi di scena e riflessioni su temi come il libero arbitrio, la fede, il sacrificio e la manipolazione del destino.

Il sistema di combattimento è ibrido: automatismi MMORPG-style, uniti a scelte manuali in tempo reale che richiedono strategia, posizionamento e gestione delle abilità attive. Ogni personaggio del party – da Reyn, il tank impulsivo, a Sharla, la cecchina guaritrice – ha un ruolo ben definito, e il sistema di affinità permette di costruire legami e sinergie reali durante i combattimenti e nella narrazione.

Dal punto di vista sonoro, la colonna sonora composta da Yoko Shimomura, ACE+ e Manami Kiyota è un vero gioiello. Brani come You Will Know Our Names o Engage the Enemy elevano ogni scontro a un duello epico, mentre le melodie più intime accompagnano i momenti più toccanti della storia.

La Definitive Edition, uscita su Nintendo Switch nel 2020, ha modernizzato il titolo con una veste grafica rinnovata, una UI più leggibile, nuovi doppiaggi per alcune missioni secondarie e un epilogo extra. Rimangono alcuni difetti minori, come il backtracking forzato o il design a volte dispersivo delle missioni secondarie, ma l’opera nel suo complesso brilla ancora oggi come un capolavoro visionario.

Per chi ama i JRPG narrativi, l’esplorazione libera e le storie che si interrogano sulla condizione umana, Xenoblade Chronicles resta un’esperienza imprescindibile.

Perché quinto? Un JRPG che spinge i confini del genere: mondo aperto, tema epico, abilità combinate, cast coeso, storytelling ambizioso. Rappresenta il meglio della generazione Wii/Switch.

4. Golden Sun – “Alchimia e puzzle su Game Boy Advance”

Dettagli di lancio

  • Anno: 2001

  • Piattaforme: Game Boy Advance

  • Curiosità: Il sistema dei Djinn è stato pionieristico per l’epoca, influenzando altri JRPG come Bravely Default. Combinandoli in modi specifici si ottengono evocazioni segrete e abilità di classe uniche.

Nel panorama dei giochi per Game Boy Advance, pochi titoli hanno lasciato il segno come Golden Sun. Sviluppato da Camelot Software Planning — già noti per i giochi sportivi Nintendo come Mario Tennis — questo JRPG ha alzato l’asticella qualitativa per la narrazione, la grafica e il gameplay su console portatile. Ambientato nel mondo fantastico di Weyard, il giocatore veste i panni di Isaac, un Adepto in grado di controllare il potere elementale della Psinergia. Accompagnato dai fedeli Garet, Ivan e Mia, il suo compito è impedire che l’antico potere dell’Alchimia venga risvegliato, minacciando l’equilibrio del mondo.

Uno degli elementi distintivi del gioco è proprio l’uso della Psinergia, che va oltre il semplice incantesimo da combattimento. Serve anche per esplorare, risolvere enigmi ambientali, aprire passaggi nascosti, congelare pozze d’acqua per creare piattaforme, far crescere piante rampicanti o spostare enormi massi. Questo sistema rende ogni dungeon non solo una sfida da affrontare con la spada, ma anche con l’ingegno, rendendo Golden Sun uno dei pochi JRPG davvero “interattivi” anche fuori dal combattimento.

Il sistema di combattimento a turni è profondo e dinamico, con l’utilizzo di oggetti, magie e la gestione dei Djinn, spiriti elementali da assegnare ai personaggi per modificarne le statistiche, le classi e sbloccare combo magiche e potenti evocazioni. Le evocazioni, in particolare, sono tra le più spettacolari mai viste su Game Boy Advance, con animazioni fluide e ricche di dettagli, veri e propri piccoli capolavori tecnici per l’epoca.

Anche la colonna sonora, composta da Motoi Sakuraba, è un punto di forza: epica, malinconica, piena di atmosfera e capace di rievocare emozioni anche fuori dallo schermo. Ogni villaggio, dungeon o battaglia ha un’identità musicale che resta impressa.

Non mancano missioni secondarie, segreti, oggetti nascosti e un sistema di progressione che, sebbene lineare, premia l’esplorazione attenta e la curiosità. Golden Sun riuscì a fondere elementi classici con innovazioni notevoli, lasciando un segno profondo anche grazie al suo seguito diretto, Golden Sun: L’Era Perduta, che ne completava la trama con nuovi personaggi e prospettive.

Ancora oggi, Golden Sun è ricordato con affetto da chi ha vissuto l’epoca d’oro dei JRPG portatili, e continua a essere uno dei titoli più richiesti dai fan per un ritorno su console moderne.

Perché quarto? Per il gameplay mix tra puzzle, battaglie e gestione dei Djinn, combinazioni e aspetti strategici. È un JRPG portatile con ambizioni e risultati. Un evergreen.

3. Kingdom Hearts II – “Emozioni Disney in salsa JRPG”

Dettagli di lancio

  • Anno di uscita: 2006 (Occidente), dicembre 2005 (Giappone con Final Mix+)

  • Piattaforme: PlayStation 2

  • Curiosità: La versione Final Mix, inizialmente esclusiva giapponese, includeva boss inediti, nuove scene narrative e approfondimenti sul cast. Inoltre, fu la prima ad espandere in modo significativo la lore di Hollow Bastion.

Se esiste un gioco capace di coniugare azione, emozione e nostalgia, è senza dubbio Kingdom Hearts II. Terzo titolo cronologicamente parlando (dopo Chain of Memories), rappresenta il punto più alto della serie per molti fan, unendo il dinamismo del gameplay action RPG a un impianto narrativo che cresce di complessità e maturità.

Nei panni di Sora, accompagnato dai fedelissimi Paperino e Pippo, si viaggia tra mondi iconici Disney — da Agrabah a La Città di Halloween, passando per Atlantica e Il Bosco dei 100 Acri. Tuttavia, la novità sta nella minaccia rappresentata dall’Organizzazione XIII, che introduce i misteriosi Nessuno e uno strato narrativo più adulto e simbolico rispetto al primo capitolo.

Il sistema di combattimento è una delle evoluzioni più apprezzate della saga: veloce, fluido e spettacolare, introduce le Reazioni contestuali, vere e proprie sequenze cinematografiche interattive che amplificano l’intensità delle battaglie. Le Fusioni, come la Forma Valor o la Forma Maestra, permettono a Sora di fondere i suoi poteri con quelli degli alleati, modificando lo stile di combattimento e rendendo ogni scontro unico. Il feeling con la Keyblade, tra combo acrobatiche e magie iconiche, è immediato e appagante.

A livello di design, i mondi non sono semplici rivisitazioni: ogni location è integrata organicamente nella trama e offre missioni, segreti e dialoghi che rafforzano il coinvolgimento del giocatore. Lo scontro con i 1000 Heartless rappresenta uno dei momenti più iconici dell’intera serie, simbolo della regia spettacolare che Kingdom Hearts II riesce a raggiungere.

Dal punto di vista tecnico e musicale, la colonna sonora firmata da Yoko Shimomura spazia da pezzi malinconici come Sanctuary a tracce cariche di epicità come The Other Promise. Il doppiaggio (sia in inglese che in giapponese) è convincente, e la regia delle cutscene raggiunge livelli quasi cinematografici.

Infine, la narrazione tocca temi universali come l’amicizia, il ricordo, il senso di identità e il sacrificio. I personaggi secondari brillano: Axel, in particolare, diventa uno dei personaggi più amati e complessi della serie, incarnando la lotta tra dovere e cuore. La sua frase “Ricordi? Chi li custodirà per noi?” è diventata simbolo dell’intera saga.

Con il suo cuore puro, le sue meccaniche affilate e la capacità di farci tornare bambini pur trattando temi maturi, Kingdom Hearts II è molto più di un crossover. È un ponte tra mondi, tra emozioni e generazioni.

Perché merita il podio? Kingdom Hearts II è molto più che un crossover: è un’esperienza emozionale a livelli cinematografici, capace di toccare corde profonde nel cuore di ogni giocatore, con gameplay brillante e una storia che celebra i valori dell’amicizia e del coraggio.

2. L’epoca d’oro di Final Fantasy – “Cinque colossi, un solo regno”

Dettagli di lancio

  • FF VI: 1994 (SNES)

  • FF VII: 1997 (PlayStation)

  • FF IX: 2000 (PlayStation)

  • FF X: 2001 (PlayStation 2)

  • FF XII: 2006 (PlayStation 2)

  • Curiosità: Final Fantasy VII rivoluzionò la grafica 3D nel genere JRPG. Final Fantasy X fu il primo ad avere il doppiaggio completo. Final Fantasy XII introdusse il sistema Gambit, cambiando per sempre il modo di gestire le strategie in battaglia.

Alla seconda posizione troviamo una scelta che esula dal singolo titolo per abbracciare un’intera epoca d’oro di Final Fantasy. Dal VI al XII, questi cinque capitoli rappresentano la spina dorsale di ciò che oggi intendiamo come JRPG moderno, ciascuno con un’identità forte e un contributo fondamentale al medium videoludico.

Final Fantasy VI (1994) segna il vertice dell’era a 16 bit. Un racconto corale che intreccia i destini di oltre venti personaggi giocabili, in una lotta disperata contro Kefka, il folle antagonista che riesce davvero a distruggere il mondo. Il sistema di magia legato agli Esper, le scene tragiche come l’opera teatrale di Celes o la fuga dal castello di Figaro, rendono FFVI un gioco maturo, commovente e pionieristico nel trattare temi come il suicidio, la tirannia e la speranza.

Final Fantasy VII (1997) è lo spartiacque per eccellenza. Primo capitolo in 3D, primo ad arrivare su PlayStation, primo a segnare una svolta globale nella percezione del videogioco come forma d’arte. Cloud, Sephiroth, Aerith: personaggi iconici, coadiuvati dal Materia System che permetteva build flessibili e profonde. La trama, tra bioingegneria, ecoterrorismo e identità personale, ha influenzato intere generazioni di giocatori e sviluppatori.

Final Fantasy IX (2000) è l’omaggio definitivo al fantasy classico. Ambientazioni medievali, un cast fiabesco e malinconico (da Gidan a Vivi) e una riflessione filosofica sul significato della vita e della morte. Con uno stile grafico ispirato al teatro e alla narrazione illustrata, rappresenta il cuore più romantico della serie.

Final Fantasy X (2001) porta la saga in un’era cinematografica. Il doppiaggio in italiano, la colonna sonora struggente (To Zanarkand è diventato un’icona) e una delle storie più tragiche mai raccontate nei JRPG. Il sistema di Sferografia, i combattimenti a turni dinamici e le relazioni tra Tidus e Yuna creano una dimensione emotiva senza precedenti.

Final Fantasy XII (2006), infine, propone una rivoluzione: il sistema Gambit, che consente di programmare l’IA dei personaggi per creare strategie complesse. Ambientato nel regno di Ivalice, il gioco mescola intrighi politici, guerre di successione e ribellione. Lo stile visivo maturo, l’enorme mondo open map e il tono da romanzo fantasy europeo lo rendono unico nella saga.

Insieme, questi cinque giochi raccontano l’evoluzione di Final Fantasy, ma anche quella dell’intero medium videoludico. Hanno esplorato ogni declinazione possibile del genere, dalla fiaba al distopico, dalla riflessione esistenziale al thriller politico. E lo hanno fatto sempre con cuore, visione e una direzione artistica inconfondibile.

Perché secondo posto? Questi cinque capitoli definiscono il senso e l’ampiezza del genere JRPG. Ogni titolo porta qualcosa di diverso, ma tutti condividono l’idea che un gioco di ruolo può emozionare, sorprendere e restare nel cuore per sempre.

1. Chrono Trigger – “Il viaggio tra epoche che ha cambiato il genere”

Dettagli di lancio

  • Anno: 1995

  • Piattaforme: SNES, PS1, Nintendo DS, PC, mobile

  • Curiosità: nato dalla collaborazione tra Hironobu Sakaguchi (Final Fantasy), Yuji Horii (Dragon Quest) e Akira Toriyama (Dragon Ball); include 13 finali differenti e non ha incontri casuali.

Arrivati in cima alla nostra classifica, troviamo Chrono Trigger, un titolo che rappresenta non solo l’essenza pura del JRPG, ma anche una rivoluzione senza tempo nel design videoludico. Lanciato nel 1995 per Super Nintendo, Chrono Trigger è il risultato della collaborazione tra tre giganti dell’industria giapponese: Hironobu Sakaguchi, Yuji Horii e Akira Toriyama. E il risultato? Una magia videoludica che ancora oggi brilla.

La trama ruota attorno al giovane Crono, coinvolto in un’avventura che lo porterà a viaggiare tra le epoche: dalla preistoria fino a un futuro post-apocalittico, passando per un medioevo fantasy, un’epoca contemporanea alternativa, e un mondo distrutto da Lavos, la minaccia cosmica che incombe su tutte le linee temporali. Ogni periodo ha un’identità visiva e narrativa distinta, creando un senso di meraviglia e scoperta continuo.

Il sistema di combattimento ATB (Active Time Battle) fu rivoluzionario: niente più scontri casuali, poiché i nemici erano visibili e integrati nell’ambiente. Le Tecniche Combinabili (Double/Triple Tech) tra i membri del party – da Marle a Frog, da Lucca ad Ayla – offrivano varietà strategica e momenti spettacolari sul campo di battaglia.

La struttura del gioco incentiva la rigiocabilità: ben 13 finali differenti, ottenibili in base alle decisioni prese e al momento in cui si affronta il boss finale. Il sistema New Game+, rarissimo per l’epoca, permetteva di ricominciare l’avventura mantenendo equipaggiamento e livelli, aprendo la porta a nuove possibilità narrative.

Dal punto di vista artistico, la pixel art è magistrale. Ogni frame sembra un dipinto animato: dalle foreste preistoriche alla Cattedrale gotica di Magus, ogni location è unica e memorabile. Ma è la colonna sonora a fare davvero la storia: Yasunori Mitsuda, supportato da Nobuo Uematsu, compone temi iconici come Corridors of Time, Chrono’s Theme e Magus’ Theme, che sono entrati nell’immaginario collettivo.

Chrono Trigger è ancora oggi studiato, imitato, amato. Per profondità narrativa, innovazione ludica e direzione artistica, rappresenta un capolavoro assoluto, un JRPG che ha segnato un’epoca e continua a emozionare anche dopo decenni. Un titolo che non appartiene a un solo tempo, ma a tutti i tempi.

Perché primo posto? Perché Chrono Trigger è un equilibrio perfetto tra gameplay, estetica, narrazione e colonna sonora. Innovativo, emozionante e duraturo – ancora oggi, a quasi 30 anni, resta un capolavoro senza tempo. Uno dei migliori JRPG di sempre.

E ora tocca a te: condividi la tua top e continua il viaggio su Top-Games.it!

Siamo arrivati alla fine di questo viaggio tra i migliori JRPG di sempre che mi hanno segnato, ma la bellezza di questo genere è che c’è sempre qualcosa da scoprire, un nuovo mondo da esplorare, un cast da conoscere o un sistema di combattimento da padroneggiare.

Ovviamente questa è solo la mia selezione personale, costruita su anni di gioco e ricordi, ma ora sono curioso di sapere la tua: quali sono i migliori JRPG di sempre che ti hanno lasciato il segno? Hai trovato il tuo preferito nella mia top 10 o ce n’è uno che avresti assolutamente inserito?

Fammelo sapere nei commenti qui sotto o sui social, e se ti è piaciuto questo articolo, non perderti i prossimi approfondimenti su Top-Games.it, il sito dove ogni giorno trovi nuove recensioni, guide, speciali e classifiche dedicate al mondo dei videogiochi. A proposito, hai visto la nostra recensione di Lost in Random: The Eternal Die?

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Buon game, ovunque tu sia.

Andrea Dal Zoppo